
mi fletto alla tempesta
sposo le forme come fossi acqua
perché allora questo sintomo?
cosa non voglio lasciare che cosi duramente tengo nel costato
ora vedo che non sono cicatrici quelle che sono su di me
ma lame spezzate che ancora infisse spingono sotto pelle per uscire
come un uro ferito destinato alla morte,
accecato dal dolore ed asfissiato dal proprio sangue raggrumato,
ancora una volta schivo il colpo di grazia
solo per prolungare l’agonia
questo pubblico che non capisce il valore ancestrale del sacrificio e del rito
questo
mondo che regala “Verità” che si fanno armi affilate pur di dare una
nuova vittoria a piccoli personaggi in cerca di “senso”
ora mi siedo
qui
in mezzo alla terra
lasciando che le frustrazioni altrui cadano come pioggia
resto immobile fino a che
il mio corpo sia solo carne e soffio
apro gli occhi
vedo ferro arrugginito
che si confonde col fango rosso
il mondo troverà altro sangue per nutrire la sua esistenza di rancore
io ora posso andare a raccogliere fiori
2007 – Paolo Rudelli
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